satura di buio l’anima guarda all’alto
sfibrata dall’ostentazione di nero dell’ombra abbracciata ad Ade
baciata da ogni benedizione in mezzo al cielo s’illumina l’io della Luna chimera
l’occhio insonne cerca amore sul pallido viso
lontane sembrano le ore in cui Orfeo cantava alle Larve le lacrime perdute sul suo petto da Euridice
in mezzo alla notte un cane abbaia contento
il vento va ad assaggiare le fronde ricche care ai nidi
io solo nella trappola del cielo legato col respiro
drogato da una Musa concepita per dare ardore al verso
mentre il mondo genera con natura i figli delle stagioni
mentre il sogno cerca nell’amplesso delle carni il suo piacere segreto
una Luna bianca sul mio spirito tremante di voli nell’oltre lieto ai poeti
a benedire con le sue argentee dita queste mie tempie brucianti
come un padre buono glorifica il figlio
la febbre sull’immensità diventa il ponte
reale o astratta che sia
l’immagine di Lei sopra il mio sguardo scioglie dalle catene della mortalità
il verbo
splendere diventa assieme a quel suo candido proferire sogni
per me l’unica via di scampo
alla notte
ai suoi demoni
ai suoi vampiri con lusinghe licenziose
alle Gorgoni della carne presa da ogni parte a desiderare il fuoco
mentre il lassù unito al verso di luce terso
diviene un cielo d'inchiostro
ed io se m’avvicino non ardo
in questo lontano del disperare umano dove non perdo
mai le ali